La musica: probabilmente una delle passioni che accomuna il numero più alto di persone al mondo.
Come faremmo senza le note di quelle canzoni speciali a suonare da colonna sonora in scene della nostra vita?
E quante volte ci sarà capitato di risentire un brano dopo tanto tempo e tornare esattamente ad un momento specifico del nostro passato, rimasto lì vivido nella memoria latente, come fossimo in una macchina del tempo?
Quante sono quelle canzoni che hanno parlato per noi, trovando le esatte parole che noi non saremmo riusciti a mettere insieme, ma che sanno esprimere alla perfezione le nostre emozioni e i nostri sentimenti?
Ogni canzone ha mille storie, quella di chi l’ha composta, di chi l’ascolta non appena trasmessa in radio, di chi la scopre dopo anni, storie condivise e trasmesse da altri. Ogni storia può essere diversa; ciò che resta intrinseco nel brano è la sensazione e l’emozione che quella particolare combinazione di note evoca nel nostro cervello.
Spieghiamoci meglio…
Le Quattro stagioni di Vivaldi provocano un senso di energia, Let’s stay together di Al Green fornisce sensualità, Rock the Casbah dei Clash fa diventare più energetici e la colonna sonora della famosa scena della doccia in Psyco mette paura.
Non è una novità che ogni musica sia in grado di sviluppare intense emozioni.
E’ il linguaggio dell’anima, quello che esprime parole che non possono essere dette.
Ricercatori dell’Università della California Berkeley si sono domandati se il potere di queste melodie è universale, ovvero se scatena le stesse reazioni in tutta la popolazione mondiale e ha delle caratteristiche che valgono in ogni caso, o se invece c’è un’ampia varietà individuale. Ciascuno di noi potrebbe interpretarle a suo modo, visto che ci sono differenze culturali. Non tutti i suoni di tutti i Paesi potrebbero avere lo stesso effetto.
La risposta è che se The Shape of you di Ed Sheeran scatena gioia e Careless Whispers di George Michael fa sentire seduttivi sia persone di nazionalità americana che cinesi, è perché tutte le esperienze di ascolto soggettive sono in realtà riconducibili a tredici sensazioni che vengono condivise da tutti.
Gli scienziati hanno compiuto l’indagine su 2.500 persone facendogli ascoltare 2 mila canzoni e le reazioni più comuni erano riconducibili a questi sentimenti:
Divertimento
Gioia
Erotismo
Bellezza
Rilassamento
Tristezza
Sogno
Trionfo
Ansia
Paura
Noia
Sdegno
Energia
I risultati erano così precisi che è stato possibile creare una mappa interattiva dove muovendo il cursore si possono sentire migliaia di brani, classificati in base alle reazioni che scatenano.
Il gioco mostra in modo immediato che esiste un sistema complesso di esperienze identiche in culture diverse che conferma l’esistenza di una base neurologica uguale per tutti.
Per effettuare l’indagine i partecipanti hanno prima di tutto cercato in Youtube musiche che provocavano varie e precise impressioni. Da queste gli studiosi hanno estratto una collezione di audio clip da usare nell’esperimento.
Poi queste sono state sottoposte ai partecipanti ai quali è stato chiesto di ascoltarne 40 e classificarle in base a 28 emozioni. Tra quelle che non sono finite in quelle riconosciute come collettive c’erano per esempio sicurezza, dominanza, mistero, tenerezza, orgoglio, romanticismo. Evidentemente queste categorie non sono così riconoscibili come uguali per tutti.
Infine a mille persone sono state fatte ascoltare altre 300 armonie sia occidentali che cinesi scelte in modo da provocare positività o negatività e eccitazione, ma le risposte hanno confermato i primi 13 tipi.
Il team che ha firmato la ricerca ritiene che ci possano essere degli schemi comuni dovuti al contesto in cui prima dello studio si è ascoltato il brano, o alle suggestioni provocate dai video su Youtube, ma poiché il fenomeno si ripete con la musica tradizionale cinese, che non ha queste caratteristiche, le conclusioni sono confermate.
Restano comunque delle differenze che dipendono dalla provenienza culturale, ma solo in senso interpretativo. Anche se per tutti una melodia provoca rabbia, non per tutti si tratta di una situazione negativa. Diverso è anche il grado di eccitazione o attenzione.
L’indagine potrebbe avere dei risvolti pratici. Per esempio potrebbe aiutare psicologi e psichiatri fornendo uno strumento capace di evocare determinati stati d’animo, oppure aiutare Spotify a mettere a punto migliori algoritmi per soddisfare il suo pubblico. O ancora aiutare nei motori di ricerca.
Organizzare una biblioteca musicale che corrisponde in modo preciso alle necessità di chi ascolta potrebbe quindi avere un valore enorme, anche per l’aspetto economico.
Qui il link per vedere la mappa interattiva delle emozioni che ogni brano scatena: https://www.ocf.berkeley.edu/~acowen/music.html#