Si chiama effetto Dunning-Kruger, dal nome dei due ricercatori della Cornell University che l’hanno descritto, l’insidioso cortocircuito mentale che condanna chi è incompetente a non accorgersi della propria incompetenza.
Gli psicologi Justin Kruger e David Dunning hanno pubblicato un articolo nel '99, dal titolo “Unskilled and unaware of It: How difficulties in recognizig one’s own incompetence lead to inflated self-assessments”.
IL FILOSOFO E IL FARAONE. Il fenomeno non è nuovo; Già Socrate – e siamo nel quinto secolo avanti Cristo –avverte che è sapiente solo chi sa di non sapere, non chi s’illude di sapere e ignora così perfino la sua stessa ignoranza. E il faraone Akhenaton (qui siamo nel quattordicesimo secolo avanti Cristo) afferma: il folle è ostinato e non ha dubbi. Conosce tutto tranne la propria ignoranza.
RAPINA AL LIMONE. Ciò che di nuovo fanno David Dunning e Justin Kruger alla fine del secolo scorso è studiare e misurare sperimentalmente la propensione degli incompetenti a sopravvalutarsi. La loro ricerca trae origine da un curioso fatto di cronaca: la storia di Mc Arthur Wheeler il quale, avendo appreso che l’invisibilità è un attributo del succo di limone, se ne spalma e va a rapinare una banca.
AUTOVALUTAZIONI E COMPETENZE. Dunning legge la notizia e pensa che, se Wheeler è troppo stupido per fare il rapinatore, forse è anche troppo stupido per accorgersi di essere troppo stupido. Così, trova un modo per misurare la capacità di autovalutazione di gruppi di studenti in diverse aree, dal ragionamento logico alla conoscenza della grammatica, e per correlare livello di competenza e precisione nel valutare la qualità delle proprie prestazioni.
PROPENSIONE ALL’ERRORE. I risultati sono inequivocabili. Gli incompetenti tendono a fare due cose in modo ricorrente: sovrastimare drammaticamente le proprie prestazioni, sottovalutare il livello medio di prestazione dell’intero gruppo. La propensione degli incompetenti all’errore è universale.
PERCENTUALI BIZZARRE. Per esempio, succede che quasi la metà (il 42 per cento) di un gruppo di ingegneri stimi di far parte del 5 per cento costituito dai più bravi. Oppure: l’88 per cento degli automobilisti americani ritiene di avere capacità di guida superiori alla media. Temo che il dato italiano potrebbe essere ancora più clamoroso.
FENOMENOLOGIA DELL’INCOMPETENZA. In sintesi: all’incompetenza spesso si accompagna la supponenza, e gli incompetenti nutrono un’incondizionata fiducia nelle proprie capacità. Non hanno percezione dei propri limiti e ignorano i propri errori. Infine, fanno fatica a riconoscere la competenza altrui, e possono arrivare a disprezzarla. La buona notizia è che con il progredire dell’apprendimento l’illusorio senso di superiorità decresce rapidamente.
Facciamo un esempio pratico. Partiamo da un paragone semplice in cui la conoscenza è come un'isola, mentre la mancanza di conoscenza, ovvero l'ignoranza, è come il mare. Possiamo ben asserire che più si ottengono nuove conoscenze, più il proprio sapere aumenta, più automaticamente l'isola diventerà grande. Ma il mare, che rappresenta tutto ciò che non sappiamo, è e sarà sempre infinitamente più grande dell'isola. L'isola non potrà mai raggiungere la sua estensione. Quindi non importa quanto grande sia la nostra conoscenza, ci sarà sempre qualcosa che intaccherà il nostro sapere e ci farà realizzare quante lacune possediamo. Più conoscenze abbiamo, più ci rendiamo conto che c'è una quantità infinita di nozioni nel nostro campo di cui non sappiamo nulla. Ma chi è colpito dall'effetto Dunning-Kruger semplicemente tutto questo non lo vede, perché non lo può realizzare.
DUE GUAI. Il guaio vero, invece, è che chi è incompetente non sente alcun bisogno di apprendere di più. Tende ad accomodarsi in cima al suo vertiginoso picco di fiducia e ignoranza, guardando il resto del mondo dall’alto in basso. L’altro guaio è che nemmeno i più esperti fra gli esperti, proprio perché hanno consapevolezza di quanto le cose possano essere complicate, raggiungono mai il livello di fiducia nelle proprie capacità che appartiene agli incompetenti.
EFFETTO DISARMANTE. Tutto questo fa sì che l’effetto Dunning-Kruger sia, oltre che disarmante, difficilissimo da emendare. E ci sono due ulteriori complicazioni. In primo luogo, esperti e inesperti usano dialogare (e scontrarsi) su due diversi livelli. Gli esperti entrano nel merito, mentre gli inesperti, forti solo delle proprie certezze, tendono a mettere in discussione la credibilità e l’autorevolezza dei loro interlocutori, mettendoli con ciò in una posizione scomoda e sgradevole.
ESPERTI TIMOROSI. In secondo luogo, le persone più esperte (e anche gli studenti migliori) sono invece propensi a sottostimare le proprie conoscenze e capacità. Se sanno qualcosa, o se qualcosa a loro riesce facile, tendono a pensare che per tutti sia così e a soffrire della sindrome dell’impostore: il timore che le loro capacità, per quanto alte, non lo siano mai abbastanza.
LE DUE FACCE. Insomma: la sindrome dell’impostore è l’altra faccia dell’effetto Dunning-Kruger. Peccato che l’una danneggi gli esperti. E che l’altro avvantaggi (almeno in termini di autostima, e fino a quando non provano a rapinare una banca) gli inesperti.
VALUTAZIONI DISTORTE. L’effetto Dunning-Kruger è un bias cognitivo: una delle tante distorsioni della capacità di valutare o decidere che derivano da processi mentali frettolosi e basati su pregiudizi, fraintendimenti o dati inadeguati.
IMPICCARSI ALL’ERRORE. Per carità, alle distorsioni del giudizio siamo esposti tutti, ma sapere che gli errori di giudizio esistono, coltivare il dubbio e mantenere una dose di equilibrio, di realismo e di umiltà ci aiuta a sbagliare un po’ meno. E soprattutto a non impiccarci ai nostri errori.