L'attrattività fisica di un individuo è comunemente ed inconsciamente associata a caratteristiche personali positive, seppur in nessun modo queste siano effettivamente connesse all'aspetto esteriore. Proprio come dichiarato dal modo di dire inglese "What is beautiful is good", alle persone di bella presenza vengono attribuite caratteristiche interiori quali l'intelligenza, la bontà, la sincerità, la simpatia... senza fondamenti concreti, se non la mera piacevolezza del loro aspetto. Le ricerche sull'argomento mostrano inoltre che, in media, individui esteticamente attraenti hanno più amici, migliori abilità sociali e vite sessuali più attive.
Altre conferme derivano dagli studi sui neonati, nei quali si scopre che i bambini umani di appena 14 ore dalla nascita preferiscono guardare facce attraenti piuttosto che facce poco attraenti. La preferenza si estende anche agli animali non umani come i gatti.
Tutto sembra confermare che il lookismo è un prodotto innato di come funziona il sistema visivo umano. L’adattamento sembrerebbe essere biologico (piuttosto che culturalmente condizionato), al fine di favorire la riproduzione, la sopravvivenza e l'interazione sociale, consentendo alle persone di individuare compagni validi (il livello di attrattiva è indicativo della salute) e lo status di altri come "amici o nemici, minacce o opportunità".
L'altro lato della medaglia condanna invece gli individui fisicamente meno "belli", a dover vivere quotidianamente situazioni di stereotipi e "discriminazioni", a discapito delle loro qualità interiori, in nessun modo relazionabili all'aspetto estetico.
In ambito psicologico, questa distorsione meccanica del nostro pensiero, viene definita "LOOKISM", ovvero il velato ed inconscio pregiudizio nei confronti di persone meno attraenti dal mero punto di vista estetico.
Questo termine venne ufficialmente coniato per la prima volta negli anni '70, in seno al movimento di accettazione del grasso.
Sebbene non classificato alla stregua della discriminazione razziale, culturale o sessuale, il lookism è ampiamente diffuso ed influisce sul modo in cui le persone vengono percepite, nonché sulle loro opportunità in termini di relazioni romantiche, opportunità di lavoro, ecc.
Secondo il sito ufficiale dell'Istituto Clayman di Stanford per la ricerca di genere, la probabilità che le persone poco attraenti vengano assunte e promosse è sensibilmente inferiore rispetto a quella dei colleghi dall'aspetto piacevole; inoltre, si tende irrazionalmente a presumere che essi siano anche meno buoni, gentili o onesti.
La parzialità della bellezza fa sì che un discreto numero persone, nel corso delle proprie carriere professionali, sperimentino questa tipologia di stigma e discriminazione; la vera problematica sussiste in un secondo momento, ovvero nell'istante in cui questi stessi soggetti riescano ad individuare la causa dei propri fallimenti nel loro aspetto, attivando meccanismi di coping non salutari come in extremis disturbi alimentari, depressione, dieta rischiosa e scelta di sottoporsi a procedure cosmetiche non sicure.
In riferimento ad uno studio della dottoressa Comila Shahani-Denning, vogliamo porre in evidenza che la distorsione del giudizio generale sulla base della bellezza esiste anche nel contesto di processi decisionali sul lavoro. Più in particolare l'attrattività estetica influenzerebbe il giudizio di un intervistatore riguardo quali, tra i candidati disponibili, presentare per una posizione di lavoro.
Facendo uno step in avanti Psychology Today ha poi messo in evidenza un altro aspetto, altrettanto preoccupante, ossia che il pregiudizio sulla bellezza agirebbe anche nella direzione inversa: le persone attraenti, in particolare le donne, candidatesi per posizioni di lavoro manageriali, agli apici della direzione o con qualifiche decisionali, verrebbero scartate con maggiore facilità, in favore in primis di uomini, ma anche di donne...meno attraenti (in egual modo che i decision makers fossero uomini o donne). Ciò potrebbe essere giustificato dal fatto che l'attrattiva fisica è con alta probabilità correlata alla femminilità percepita nelle donne.
Il pregiudizio sulla bellezza è un bias complesso da affrontare e correggere, principalmente perché profondamente inconscio; ma anche perchè l'argomento opposto, quello della "bruttezza", è considerato taboo, non proprio "politicamente corretto" e scomodo da trattare con sensibilità.
Purtroppo, seppur si cerchi di diffondere la conoscenza al fine di aumentare la consapevolezza, riducendo gli effetti sgradevoli, sono tutt'ora pochi i luoghi che implementano vere e proprie leggi per proteggere dalle discriminazioni di apparenza.