Era da molto tempo che in Italia non assistevamo ad un periodo così ricco di opportunità professionali per i giovani. Secondo le analisi di Jobtech il secondo semestre dell’anno ha registrato un aumento complessivo del 21% degli annunci di lavoro online rispetto alla prima parte dell’anno. Parallelamente, i dati dell’Osservatorio sul mercato del lavoro in somministrazione registrano un calo, pari al 3,3%, del numero di persone in cerca di una nuova opportunità lavorativa. La situazione, non dissimile a quella della prima parte dell’anno, conferma il generale attendismo degli italiani: chi ha un lavoro se lo tiene e non pensa a cambiarlo.
Molti ragazzi sono oggi contattati a più riprese da Aziende o Recruiter per proposte d’impiego.
Se da un lato ciò è positivo, dall’altro questa situazione sta evidenziando alcuni problemi tra cui:
Mancanza di giovani con formazione ingegneristica o tecnica
Mancanza di giovani che ancora non hanno le competenze linguistiche richieste dal mercato
Generale assenza di manodopera in grado di soddisfare le richieste del mercato del lavoro
Le aziende sono anche pronte ad assumere, ma mancano i lavoratori: per il 38% dei posti si fatica a trovare il personale soprattutto le professioni tecniche specializzate, gli operai, impiegati tecnici (meccanici, elettrici ed elettronici). Un altro elemento che emerge dall'indagine Excelsior elaborato da Unioncamere e Anpal, che evidenzia anche un dettaglio che, vista la situazione, ha del paradossale: restano poche le imprese che investono in formazione del personale e anche in "scouting" dei giovani: solo il 13% delle imprese accolgono tirocinanti.
Dal altra parte, capita che lo stesso candidato può ricevere per la stessa posizione lavorativa, la chiamata di più operatori di mercato.
Ciò sta a significare che per “disperazione” le aziende si stanno affidando per la ricerca di personale a più Agenzie o Società di Selezione contemporaneamente, nella speranza di ricevere maggiori candidati.
La verità è che se moltiplichiamo gli operatori che si occupano di una ricerca di personale, non si moltiplicano necessariamente le opportunità di trovare più persone, a meno che non si ipotizzi che le Agenzie siano in possesso di apparecchiature magiche che permettano di sfornare candidati a ripetizione
E’ molto alto invece il rischio che gli Operatori di Mercato contattino la stessa persona più e più volte. La conseguenza facilmente immaginabile è che o il candidato mandi a quel paese il povero recruiter che l’ha contattato per l’ennesima volta oppure che il candidato cominci a pensare di poter monetizzare questo continuo corteggiamento.
Se consideriamo che nel frattempo le imprese si sono fatte sempre più attente nella gestione delle proprie risorse umane con l’intento di non perdere i migliori talenti, consapevoli della crescente difficoltà di individuarne di nuovi, è facile comprendere che i ragazzi si trovano nella paradossale situazione di essere coccolati dalle aziende di appartenenza e perennemente corteggiati da altre imprese o agenzie che vogliono offrire opportunità d’impiego.
Questi non avendo una reale motivazione al cambiamento, cercano di sfruttare la situazione.
Non è raro, infatti, incontrare candidati che, come unico incentivo al cambiamento, abbiano richieste economiche elevate e difficili da soddisfare.
Così come non ho mai approvato quelle aziende che approfittando di situazioni di particolare difficoltà offrivano ai candidati impieghi al “ribasso” o alla “pari”, allo stesso modo ritengo che il denaro non debba essere l’unica leva per il cambiamento
La nostra sensazione è che si tratti di un meccanismo pericoloso, dove tutti gli attori coinvolti hanno da perderci.
Anzitutto le aziende devono capire che l’attività di recruiting richiede professionalità e metodo e che assoldando più operatori non si ottengono maggiori risultati.
In secondo luogo, avere candidati che, come unica motivazione al cambiamento, hanno il denaro, rischiano di diventare mercenari che si vendono al miglior offerente, presumo con scarso attaccamento all’azienda per cui lavorano e alla sua mission.
Infine, in questi anni si sono viste in periodi di crisi molte ristrutturazioni che guarda caso hanno portato in un modo o in un altro al taglio di risorse umane che per tipologia di funzione o ancora per “Costo Elevato”, non rappresentavano più un buon investimento per l’impresa.
Vogliamo ripercorre la stessa strada?
Referenze: