Alla fine degli anni ’30, Kurt Lewin, un professore ebreo tedesco emigrato negli USA durante il Nazismo, a fianco dei suoi collaboratori nell’Università dello Iowa, dedicò gran parte dei suoi studi psicologici sul cambiamento delle abitudini profondamente radicate nelle persone.
La sua Teoria del Comportamento applicata alla Leadership intende sfatare il mito del “leader nato” a favore di un “leader costruito”, attraverso l’apprendimento di comportamenti di guida e comando.
La teoria si basa sulle seguenti assunzioni:
· leader non si nasce, ma si diventa;
· leader si diventa guardando gli altri leader cosa fanno.
Tale teoria, che fonda le proprie radici principalmente negli studi D. McGregor (1960), R. Blake e J. Mouton (1964), apre totalmente le porte al concetto di sviluppo della leadership, in contrasto con le un po’ più semplicistiche valutazioni della teoria caratteriale che separa nettamente le persone con i tratti per essere potenziali leader da quelle che non hanno nessuna possibilità.
Lo studio di Lewin prevedeva una situazione sperimentale svolta nel contesto di un doposcuola per preadolescenti, con 3 differenti leader che si alternavano alla guida del gruppo, conservando un proprio stile coerente di leadership.
Il primo, il leader autocratico, organizza e dirige ogni attività, resta distaccato dai ragazzi e tende a inibire le comunicazioni tra coetanei. Il secondo, quello democratico, discute ogni decisione col gruppo, è amichevole, non inibisce i contatti tra pari e li rende partecipativi. L'ultimo, il leader permissivo interviene poco e lascia il gruppo libero di agire.
I risultati vengono valutati sulla base di 2 variabili: la produttività di gruppo e il clima sociale.
Leadership autocratica: buon livello di produttività, clima interno di aggressività espressa fra i pari (con creazioni di capri espiatori), dipendenza verso il conduttore, che si manifestava nella sospensione di ogni attività diretta al compito quando il leader si assentava dalla stanza di riunione.
Leadership democratica: discreto livello di produttività, motivazione al lavoro, capacità di autogestione quando il leader si assentava, clima sereno con ampi scambi comunicativi e buon rapporto col leader.
Leadership permissiva: bassi livelli produttivi, clima a tratti caotico e aggressivo. Leader abbastanza gradito ma meno di quello democratico.
Un'altra pietra miliare degli studi sul comportamento del leader, è Il programma di ricerche dell’Ohio, iniziato nel 1947 . I primi lavori vennero svolti in ambienti militari, allo scopo o di individuare i modelli comportamentali dei leader che ricoprono posizioni più elevate; successivamente le ricerche si spostarono in varie organizzazioni nelle quali, attraverso un questionario, veniva chiesto ai subordinati di descrivere i loro capi sulla base della frequenza con cui esibivano ciascuno dei 9 comportamenti elencati nel documento.
Le analisi evidenziavano 4 fattori:
I leader più efficienti risultavano avere buoni risultati in: considerazione, quindi il dare origine a una struttura (portare i sottoposti a seguire regole e procedure, mantenendo gli standard produttivi); nell’enfasi sulla produzione e la sensibilità.
Seguendo questa scia di pensiero, Blake and Mouton (1964) idearono la griglia manageriale, al fine di valutare lo stile di comando dei dirigenti, la quale include, come fattori indipendenti, l’interesse per le persone e l’interesse per la produzione. Ciascuna di queste dimensioni è misurata in una scala a 9 punti e dal suo utilizzo appaiono cinque stili di leadership:
Povero o “laissez faire”: basso sia l’interesse verso le persone che verso la produzione. I leader con questo stile cercano di fare il minimo sforzo per portare a termine il lavoro richiesto, cercando di evitare i problemi.
Circolo ricreativo: alto interesse per le persone, basso per la produzione. Questo stile è definito anche come "gruppo di amici". Leader amichevoli, cercano un’atmosfera confortevole generando un ritmo di lavoro rilassato.
Orientamento al compito: alto interesse per la produzione, basso per le persone. Organizzano il lavoro per raggiungere nel minor tempo possibile gli scopi.
Metà strada: interesse medio per il compito e la relazione, non trascura né gli obiettivi aziendali né le relazioni con indipendenti.
Team o squadra: alti entrambi gli orientamenti, buoni risultati con un clima soddisfacente.
Anche in queste ricerche era emerso che lo stile di leadership più efficace resta quello che ottiene valutazioni elevate tanto nella considerazione verso gli altri, quanto nel centraggio sul compito.
Referenze:
Blake, R. R., & Mouton, J. S. (1981). Management by Grid® Principles or Situationalism: Which? Group & Organization Studies, 6(4), 439–455. https://doi.org/10.1177/105960118100600404
Hollander, E. P. (1979). The Impact of Ralph M. Stogdill and the Ohio State Leadership Studies on a Transactional Approach to Leadership. Journal of Management, 5(2), 157–165. https://doi.org/10.1177/014920637900500206
Saul Scheidlinger (1994) The Lewin, Lippitt and White Study of Leadership and “Social Climates” Revisited, International Journal of Group Psychotherapy, 44:1, 123-127, DOI: 10.1080/00207284.1994.11490737