"Sharing Economy": attraverso questo anglicismo si identificano le cosiddette "Attività collaborative" costituenti il cuore della sharing economy, il modello economico che sembra essere destinto a condizionare il futuro delle imprese in Italia e in Europa.
Sharing Economy può tradursi, letteralmente, con "economia della condivisione" ed è un'espressione che vuole privilegiare un nuovo modello economico che parte dai reali bisogni dei consumatori.
Riuso, riutilizzo, condivisione: sono queste le priorità delle tante realtà imprenditoriali nate negli ultimi anni, che utilizzano le tecnologie per un modello di economia circolare, all'interno della quale professionisti, consumatori e semplici cittadini mettono a disposizione competenze, tempo, beni e conoscenze per la creazione di legami virtuosi che si basano sull'utilizzo della tecnologia in modo relazionale. Così facendo si promuovono nuovi stili di vita che prediligono il risparmio o la ridistribuzione del denaro, favoriscono la socializzazione e la salvaguardia dell’ambiente.
Per essere più chiari, basta citare alcuni esempi di piattaforme collaborative di successo come "Bla Bla Car" o "Airbnb": il primo è il social network dei passaggi in auto, un sito italiano per la condivisione delle vetture con oltre 30 milioni di utenti iscritti e più di 10 milioni di viaggiatori ogni trimestre.
Il secondo è una community che permette a chi ha una o più camere disponibili nella propria abitazione di affittarle ai viaggiatori che vogliono conoscere una città e viaggiare in modo molto più economico e "social" della classica sistemazione in hotel.
Secondo un recente studio condotto da PriceWaterhouse Coopers, il giro d’affari della sharing economy in Europa potrebbe valere, in termini di volumi di transito, 570 miliardi di euro entro il 2025. Un valore 20 volte superiore a quello attuale, a sua volta cresciuto del 77 per cento fra 2015 e 2014, e in grado di assicurare alle piattaforme che operano in questo ambito nel vecchio continente ricavi per 83 miliardi di euro (oggi siamo a 3,6 miliardi, un valore raddoppiato negli ultimi dodici mesi).
Cinque i settori, secondo gli analisti, che guideranno l’esplosione dell’economia di condivisione: i trasporti, gli alloggi, la finanza collaborativa, servizi domestici e professionali on-demand.
A livello geografico, invece, lo studio evidenzia come i paesi maggiormente attivi nella sharing economy sono quelli del nord Europa. Germania e Gran Bretagna, nello specifico, registrano più di 50 imprese già operative sul mercato, Olanda e Spagna tra 15 e 30, Italia e Polonia meno di 25.
Dati i rapidi e costanti trend di crescita, la Commissione europea ha deciso di intervenire in materia con delle linee guida pubblicate nella comunicazione dal titolo "Un'agenda europea per l'economia collaborativa": una pubblicazione che offre un primo vademecum per orientarsi in una materia del tutto nuova, che però sembra rappresentare il futuro.
Proprio la Commissione europea ha incaricato la PWC Consulting di realizzare un'analisi dalla quale è emerso che nel 2015 le piattaforme di collaborazione attive nei cinque settori chiave dell'economia collaborativa nell'Ue - alloggio (locazione a breve termine); trasporto di persone; servizi alle famiglie; servizi tecnici e professionali e finanza collaborativa - abbiano generato ricavi pari a 3,6 miliardi di euro.
Originale da: tpi.it