Nelle ultime settimane moltissime persone hanno ricevuto bollette del gas e dell’energia elettrica decisamente più care rispetto a un anno fa. Per fare un esempio una bolletta nel mese di dicembre 2020 è passata da 80€ a 240€ nel 2021 un aumento di oltre 200%. E questo è soltanto l’inizio poiché una serie di situazioni a livello globale potrebbero aumentare ancora di più i prezzi per i consumatori.
A livello aziendale, già diverse realtà sostenevano che il prezzo dell’energia era diventato insostenibile, in particolare quello del gas, cresciuto di oltre il 700% dal 2019. Per alcune realtà dove l’utilizzo di energia è primordiale per svolgere la loro attività questo significa lavorare in perdita, o chiudere i battenti. Ad esempio, una realtà che offre un servizio di trattamento termico per barre e pezzi di acciaio, non può fermare la produzione, poiché questo significherebbe perdere clienti. Secondo una stima del Centro studi di Confindustria, nel 2022 il costo dell’energia per le imprese sarà di 37 miliardi. Nel 2018 il conto finale era stato di 8 miliardi, nel 2020 era già salito a 20 miliardi
Ma come mai questo rincaro dei prezzi? Non è semplice trovare una spiegazione agli aumenti, soprattutto perché le cause sono più di una. In primis dobbiamo capire che la fornitura di gas naturale all'UE avviene tramite una rete di gasdotti, provenienti principalmente da Russia (South Stream e North stream) Norvegia e Algeria. EU è molto dipendenti della Russia per quanto riguarda questi combustibili fossili, in fatti Il tasso di dipendenza nel 2019 era pari al 61 %, il che significa che più della metà del fabbisogno energetico dell'UE è stato soddisfatto dalle importazioni estere. Questo tasso varia da oltre il 90 % a Malta, Lussemburgo e Cipro al 5 % in Estonia. Il tasso di dipendenza dalle importazioni di energia è aumentato dal 2000, quando era solo del 56%.
La pandemia Covid-19 ha rallentato gli investimenti nell’estrazione di petrolio e gas, arrivando quasi ai minimi storici (IEA, 2020). La spesa di estrazione del gas naturale nel 2021 è superiore al 2020 ma comunque inferiore a quella del 2019 (IEA, 2021a). Poi, con la riapertura delle economie, la domanda è aumentata rapidamente in seguito alla pandemia e i produttori di gas naturale stanno lottando per aumentare rapidamente la loro produzione dopo i ritardi degli investimenti. A questo scenario si aggiungono le condizioni meteorologiche, che hanno giocato un ruolo importante in questa crisi, poiché all'inizio del 2021 si sono verificate ondate di freddo significative in Asia e Nord America. Successivamente, un estate molto caldo in alcuni paesi asiatici ha aumentato la loro domanda a causa della maggiore combustione di gas naturale per produrre l'elettricità necessaria per raffreddare le case (The Economist, 2021).
In europa, la produzione di gas dell'UE è stata dell'8% inferiore nel secondo trimestre del 2021 rispetto all'anno precedente. La produzione dei Paesi Bassi è stata del 10% inferiore su base annua a causa del calo della produzione del campo di Groningen che dovrebbe chiudersi entro la metà del 2022 a causa dell'attività sismica. La Norvegia ha anche avuto lavori di manutenzione che hanno rallentato la sua produzione di gas, che è diminuita di quasi il 9% tra il secondo trimestre del 2020 e il secondo trimestre del 2021 (Commissione europea, 2021b).
Infine, ma non meno importante, le importazioni dalla Russia, il più grande fornitore di gas naturale dell'UE, hanno registrato un moderato aumento nel secondo trimestre del 2021 rispetto all'anno precedente, aumentando del 5% (Commissione europea, 2021b). Sebbene la Russia abbia rispettato il suo impegno contrattuale con gli Stati membri dell'UE, non ha aumentato le sue esportazioni per beneficiare dei prezzi alle stelle in europa.
Le ragioni dietro questa scelta sono diverse, probabilmente i siti di produzione russi potrebbero non funzionare alla massima capacità, ad es. a causa dei ritardi dei lavori di manutenzione e dei minori investimenti a monte dovuti alla pandemia. In secondo luogo, la Russia potrebbe essere più interessata a vendere gas naturale ai paesi asiatici che sono anche soggetti a prezzi elevati. Inoltre, l'alto consumo interno russo potrebbe spiegare l'aumento marginale delle esportazioni.
Come accennato l'UE dipende principalmente dalla Russia per le importazioni di petrolio greggio, gas naturale e combustibili solidi. Per questo motivo le crescenti tensioni tra Unione Europea e Russia, nello specifico con l’Ucraina potrebbe interrompere materialmente la fornitura di combustibili fossili, se continuano ad imporre sanzioni verso banche e aziende Russe. Tuttavia, visto l'equilibrio precario tra domanda e offerta di petrolio a livello globale, il rischio geopolitico arrivato con la crisi è stato un elemento importante nel recente aumento dei prezzi del greggio (a cui vanno aggiunte le proteste in Kazakistan, le interruzioni dell'offerta libica e l'impatto limitato della variante Omicron sulla domanda).
La Russia attualmente esporta circa 5 milioni di barili al giorno di greggio. Le sanzioni rivolte specificamente alle esportazioni di petrolio russe (come è stato fatto in passato per l’Iran) potrebbero teoricamente devastare i mercati petroliferi. Visto che le esportazioni di energia rappresentano il 60% di tutte le esportazioni russe e il 30% del Pil del paese, le sanzioni potrebbero essere un potente deterrente o una risposta punitiva, in caso di invasione.
Il problema è che i prezzi del petrolio e del gas naturale sono già troppo alti, sia negli Stati Uniti che in Europa. In diverse occasioni nel 2021 il presidente Usa, Joe Biden, ha fatto pressioni sull'Opec perché aumentasse la produzione al fine di alleggerire l'aumento dei costi del carburante. Proporre sanzioni che soffocherebbero l'offerta di petrolio e aumenterebbero i prezzi sarebbe una strategia quantomeno bizzarra.
Oltre questa situazione, dobbiamo aggiungere altri elementi. La Francia ha dovuto chiudere due centrali nucleari e ha sostituito l’energia nucleare con il metano. La produzione di energia eolica non è stata proficua, e le carenze sono state tamponate dal ricorso al metano. La ripartenza dell’economia dopo un anno di pandemia ha fatto sì che per sostenere i ritmi di produzione l’industria avesse bisogno di grandi quantitativi di energia, ricavata appunto dal metano. La metà dell’elettricità italiana, infatti, viene prodotta in centrali termoelettriche a ciclo combinato alimentate a metano.
A tutto questo dobbiamo chiederci, quanto durerà la crisi dei prezzi dell’energia? secondo gli esperti, si tratta di una situazione contingente, che dovrebbe rientrare nei prossimi mesi, quando la domanda di metano diminuirà. Tuttavia, gli esperti avvertono che il costo dell’energia, in futuro, sarà più alto rispetto a come lo abbiamo conosciuto: in primis perché la domanda di metano è destinata a crescere, in secondo luogo perché le fonti rinnovabili, necessarie per la svolta green, sono più care dei combustibili fossili
Referenze
https://www.ilpost.it/2022/01/19/prezzo-insostenibile-energia-aziende/
https://www.morningstar.it/it/news/218395/chi-condiziona-landamento-del-petrolio.aspx